Paesaggi dell’animo

Enrico Cereda, in ogni tela, ha inserito la narrazione autobiografica ed ha cercato, con l’ausilio di allegorie e simboli, la propria scrittura nel linguaggio tradizionale per oltrepassarlo e donargli altri significati.
Cereda, nella specificità del proprio linguaggio, porta una traccia, o meglio un segmento di un continuum, una tessera del mosaico di cui è costituito l’universo artistico.
L’arte è in grado di operare una trasfigurazione della realtà, attribuisce un volto visibile alla nostra storia e ci permette di conoscere il nostro passato. E’ per questo motivo  che noi ci avviciniamo con curiosità, con rispetto e, talvolta, con soggezione alle opere dei secoli scorsi per cercare di comprendere chi siamo e chi siamo stati.
L’opera d’arte ha un suo linguaggio che si avvale di tre componenti: si può schematizzare con un triangolo i cui tre vertici rappresentano il contenuto, la forma-colore e l’espressione. I tre lati definiscono le relazioni estetiche che ci aiutano a comprendere l’opera che stiamo osservando.
La forma, con la sua necessità di delineare, di circoscrivere, di definire, corrisponde ad una forza prettamente “maschile”. Il colore, con il suo slancio ad esprimere il sentimento e l’emozione, rappresenta invece una forza di tipo “femminile”. L’artista gestisce queste due forze che incarnano la vita stessa.
Tutta la tradizione della pittura occidentale fino all’impressionismo è stata sostanzialmente incentrata sulla forma ma da quel momento il colore ha avuto il sopravvento, sempre con le dovute eccezioni.
Nel suo percorso artistico Enrico Cereda è partito da una pittura “en plein air” di stampo prettamente impressionista per approdare ad un espressionismo alquanto originale. Dopo un’incursione nell’informale negli anni ‘80, grazie anche agli insegnamenti del maestro Rinaldo Pigola e un ritorno ad un figurativo dalla composizione equilibrata, negli ultimi anni il segno si è notevolmente semplificato, lasciando ampio respiro al colore.
La sua tavolozza negli ultimi anni si è schiarita: dai verdi del fitto fogliame ai bianchi della luce accecante del sud della Francia, meta privilegiata dei numerosi viaggi dell’artista.
Diverse le tecniche utilizzate: acquerello, acrilico, colori ad olio e ultimamente stesura a spatola di grande effetto suggestivo.
I paesaggi di Enrico Cereda non sono solo luoghi visitati ma rappresentano paesaggi dell’animo e le sue tele sembrano fotogrammi in una sequenza filmica che ci regalano rinnovate emozioni.
Scogliere, strapiombi, dirupi infuocati in cui l’agglomerato urbano risulta saldamente ancorato, metafora positiva nell’attuale generale disfacimento.

 

Maria Grazia Colombo (Critico d’Arte)